Critica Genesi Italo Coccolo

Genesi e Apocalisse sono le risposte religiose alle domande che l’uomo si pone da sempre: da dove veniamo, quale sarà il nostro destino.
La filosofia ha indagato per prima su questi temi, poi non è stata più in grado di tenere il passo con il progresso scientifico ed ha lasciato il campo nelle mani della scienza, che si è fatta carico di fornire alcune possibili spiegazioni che, anche se plausibili, non sono del tutto esaustive.
L’arte non ha la pretesa di essere uno strumento di indagine speculativa e non può fornire ulteriori risposte, né ha titolo per confrontarsi con quelle suggerite dalla religione. Può solo rappresentare questi temi esistenziali nelle forme che le sono proprie e che attingono ai sensi più che a la ragione, sottoponendo il risultato non al giudizio critico della filosofia, della scienza o della religione, ma alla contemplazione da parte dell’uomo, dotato non solo di ragione, ma anche di sentimenti. Il compito dell’artista è quello di interpretare i vari aspetti del genere umano e della vita in generale.
Italo Coccolo lo ha fatto affrontando temi di portata biblica e si è interrogato sulle connessioni fra la vita e l’universo e sulle possibili relazioni di cui parlano sia pure in modo diverso la scienza e la religione. Ha capito che questi percorsi apparentemente distinti conducono verso un unico  punto che non può essere che l’Infinito, dove l’occhio dell’artista coglie la presenza di Dio.
Prende forma un’opera  in cui le varie fasi sono intimamente legate tra loro, non solo da fattori causa-effetto, ma da una logica superiore.
Il progetto iniziale prevedeva quattro quadri: Genesi, Evoluzione, Destino e Apocalisse, ma durante la realizzazione l’artista avverte la mancanza di un prima e di un dopo. Decide allora di aggiungerne altri due i Zephir e Infinito di forma quadrata, diversa dagli altri. Infatti se per i primi l’immagine allungata del rettangolo si prestava alla rappresentazione del tempo che scorre dalla Genesi all’Apocalisse, per questi ultimi il quadrato rispondeva meglio al tempo incommensurabile, al tempo fermo.
Coccolo utilizza i colori blu e nero per le fasi estreme, mentre per quelle più vitali il suo pennello si intinge nella luce. Le gradazioni tonali sono il segnale per comprendere il  significato profondo della sua arte. I segni che percorrono le tele rappresentano le onde dell’energia creativa.  L’andamento curvilineo delle forme testimonia l’universo così come viene definito dalle più recenti scoperte scientifiche: senza confini, in continua espansione.
Entriamo nell’opera. A guidarci saranno gli occhi della fede e della mente.
Zephir: corrisponde alla fase pre- creazione a quella che la scienza definisce come caos primordiale, dove la materia e l’antimateria sembrano in attesa del soffio vitale.
Genesi: il momento della creazione. Un’onda di luce squarcia il buio primordiale ed indica al tempo una direzione.
Evoluzione: le cellule vitali fecondano la placenta e danno origine al corpo umano. La linea del tempo scandisce i ritmi del processo e si affianca a quella della vita fino a divaricarsi nella parallela linea della morte.
Destino: la condizione della vita è quella di essere complementare alla morte. La storia dell’uomo è il susseguirsi di questi due eventi. Il passaggio più misterioso è quello dove il tempo terrestre si conclude, dove la vita deve necessariamente fondersi con la morte per avere la possibilità di sopravviverle e di andare oltre.
Apocalisse: è il limite della nostra esistenza. L’esito finale che la religione ipotizza come risposta ai nostri comportamenti di fronte ai precetti del Dio creatore.
Coccolo la raffigura con una stella rossa che, alla fine del suo viaggio perde energia, si raffredda e cade nell’abisso delle tenebre, dove sin dall’inizio dei tempi sono relegati gli angeli ribelli.
Infinito: (verso un’altra genesi?) come il mondo esisteva prima della creazione così la vita non scomparirà con l’Apocalisse. L’eternità del creato teorizzata dallo stesso Tommaso d’Aquino viene recuperata anche dalla scienza che ritiene possibili nuove forme di vita in un diverso luogo dell’universo.

Ci troviamo di fronte ad una pittura ricca di richiami, di sensazioni, di presente-assenze misteriose, capace di catturare l’occhio e stimolare la mente. Una pittura che non indugia su accattivanti temi descrittivi ma è alla continua ricerca di una sorta di alfabeto arcano, del quale abbiamo smarrito la sostanza, serbandone però l’armonia.
Un incedere di interventi cromatici, sfumati o intensi, donano alla composizione una personale caratteristica e tutto risulta essere pervaso da un’atmosfera trascendente. L’emozione si insinua nella gamma delle tinte che escono dalle onde del tempo ed assumono le forme di fluttuanti presenze. Il quadro risulta un filtro attraverso il quale si depositano le inquietudini per proiettarsi poi nel regno della creatività. Il messaggio interiore di un artista che vuole indagare oltre la dimensione del reale per svelare la spiritualità.

Prof. Giuseppe Raffaelli

Gruppo di Ricerca Artistico Culturale del Friuli Venezia Giulia